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 tChadar 1993 © Marco Vasta 1993... di Admin
 
"
Guardare il fiume che è di tempo e acqua e ricordare che anche il tempo è un fiume, saper che ci perdiamo come il fiume e che passano i volti come l’acqua.(…) decifrare nel giorno o l’anno un simbolo dei giorni dell’uomo o dei suoi anni, convertire l’oltraggio empio degli anni in una musica, un rumore e un simbolo.

J. L. Borges
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico dal più recente al primo.
 
 
Di Admin (del 06/09/2008 @ 14:26:47, in Djumlam, linkato 1910 volte)
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Di Admin (del 10/11/2007 @ 01:09:01, in Tchadar, linkato 2545 volte)
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Di Admin (del 18/05/2007 @ 14:42:04, in Tchadar, linkato 2476 volte)
Principato di Montebello

Eccoli di nuovo insieme per una nuova avventura: il montaggio del filmato della spedizione.
La webmistress come sempre alla console.

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Di Admin (del 26/02/2007 @ 09:21:40, in Tchadar, linkato 2488 volte)

Una delle più belle avventure in Himalaya non è una passeggiata.

Chiudo gli occhi e torno fra i religiosi silenzi del canyon, risalgo con lo sguardo le pareti che lo racchiudono; sento vicino a me i compagni che avanzano sul ghiaccio, rivivo la tensione dei sentieri e dei passaggi esposti su roccia. Riecheggiano i canti dei portatori, guizza il fuoco da campo e le ombre si stagliano sulle pareti di grotte e anfratti.

Ma non è stata una passeggiata. Due tragici avvenimenti segnano inizio e fine della nostra avventura fra ghiaccio cristallino, acqua cobalto, rocce rosse e cieli azzurri.

Il 18 gennaio, vigilia della partenza, abbiamo assistito impotenti al tragico incidente che si è portato via Ludovico Valenziano, della spedizione piemontese a noi parallela.

 L'ultima sera, alla vigilia del ritorno in Italia, Sonam ha rivelato perché ci aveva tenuti sempre in gruppo sulla via del ritorno: un portatore era scomparso, inghiottito dal fiume. La nipote di Ludovico ha lasciato un ricordo in queste pagine (vedi commento 4 alla fotografia 30). Ringrazio lei ed i familiari per la donazione alla memoria fatta alla Lamdon Model High School.

Il giovane portatore era di sTongde, viveva a Shade con la moglie e due bimbi. Il suo gruppo si è impegnato a farli studiare. Ringrazio Isabella G. di AaZ che, appresa la notizia, ha inviato un contributo alla famiglia.

Alla prossima...

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Di Admin (del 18/02/2007 @ 09:59:36, in Tchadar, linkato 2728 volte)

Era un tunnel oppure stavo guardando attraverso un cannocchiale rovesciato. Una eco lontana, non distinguevo le parole. Tutto era confuso. Pian piano sono tornato a galla. Ma perché quel vento caldo fra i denti e in gola? Qualcuno mi strofinava le mani, ma erano le mie?

Agostino strofinava una mano, si, era la mia sinistra! Fuori campo, Sonam sollecitava: "My friend, wake up. Don't loose your heat!" ed eccolo chinarsi nuovamente, coprirmi la bocca con la sciarpa e soffiare. Respirazione bocca a bocca! Ho mosso una mano per tranquillizzarli e pian piano mi sono reso conto di essere svenuto. Per quanto? Abbastanza per spaventarli. Ne ero fuori, ho chiesto una foto ricordo. Sonam ha perentoriamente detto "Non sono situazioni da fotografare". Ho pensato "non me la sarò fatta addosso?" ma era solo teso e preoccupato, "Sicuro che non vuoi vomitare?" "Buona domanda, anche lui pensa che una frattura porti nausea".

Mi hanno aiutato a sdraiarmi sul mio materassino. Sonam ha iniziato a chiamare Targai e i ragazzi ma ormai dovevano essere aldilà delle roccette. È partito arrampicandosi e dall'alto è riuscito a farsi sentire. semisdraiato ho ripensato all'accaduto. Avevamo appena passato Humlung ed ero riuscito ad agganciare i satelliti e prendere la posizione. Girato un angolo c'era acqua sul ghiaccio, Targai era rimasto ad aspettarci ed indicare i punti dove l'acqua era più bassa. Qualcuno aveva appoggiato delle pietre e creato un passaggio: "Attento, sono ghiacciate". Giusto il tempo di pensare "a me non capita..." e mi sono sentito cadere all'indietro, un dolore lancinante alla caviglia. Giacevo sullo zaino in pochi centimetri d'acqua. Come se fossi uno spettatore vedevo il piede destro ad angolo retto. Ho provato a raddrizzarlo ma non lo comandavo. Poi l'ho visto ruotare da solo e riallinearsi. Mi è sembrato di percepire uno schiocco attutito: era nuovamente al suo posto? Ma già Agostino e Sonam, scalpicciando in acqua, mi avevano sollevato e accomodato a sedere sotto una sporgenza nella roccia. Mentre cercavo di sembrare tranquillo sono svenuto, le parole trasformate in un confuso farfuglìo.

Aspettando Sonnam ho fatto scatare una foto ad Agostino ma intanto dentro montava una rabbia unica. Il giocattolo si era rotto: mi veniva da piangere ma sono troppo orgoglioso.

Sono tornati tutti. Una squadra di portatori im salita ha indicato dove l'acqua era bassa ed erano appena passati senza arrampicare. Gyatzo e Lobzang hanno unito due slitte vuoite e siamo partiti di corsa con Norbu e Targay che mi tenevano le braccia per farmi stare seduto, gambe e piedi all'ìndietro. La rabbia è passata. Ho iniziato a scherzare. Una escursionista ci ha fotografati e mi sono levato il colbacco per salutarla. Dopo la sosta pranzo, Gyatzo ha costruito una slitta gestatoria fissando un bidone allla slitta. Per tre giorni è stata una ordalia di ghiaccio, passi di corsa, scivolate, passaggi in acqua. Dove la superficie era ondulata, dovevo tenere sollevato il piede perché le vibrazioni procuravano indolenzimento.

Ma il fastidio peggiore sono state roccette e sentierini od il salire alle grotte. Mezz'ora per fare 50 metri sui ciottoli! Gyatso sfruttava i minimi passaggi di ghiaccio per avanzare senza farmi scendere e portarmi fin sotto i passaggi di roccia. Qui mi afferravano come un cotechino, guidando i piedi sugli appigli. Passo dopo passo. Appiglio dopo appiglio. Se non riuscivo ad appoggiare lo scarpone, puntavano un bastone sulla minima sporgernza e lì posavo il piede. Mi vergognavo a non riuscirci da solo ma era giocoforza doverlo fare. Su un passaggio facile mi ero appigliato ad un comodo maniglione: Lobzang mi ha preso la mano facendomi mancare la presa e tirandomi di peso. Che vergogna! Al secondo giorno ero sorpreso di riuscire a camminare lentissimamente, ma non c'era altra soluzione in alcuni punti dove il ghiaccio era sparito. Alla sera Lobzang, che è un amtchi, controllava l'assetto delle ossa, muovendo il piede, massaggiandolo e fasciandolo. Ovviamente pensavo al titolo "La figlia dell'aggiustaossa" anche se inappropriato alla situazione: qui c'era solo il conciaossa che mi sfregava il piede, gonfio, dolorante e nero, con il "mustard oil". Rassicurandomi che non era rotto. Assentivo, ma il mio timore era una mini frattura al perone. E così era stato.

E come il duca d'Auge non potevo che esclamare "Anche questa l'ho in quel posto!" [da "Les fleurs bleues"  di Raymond Quenau, 1965 trad. Italo Calvino)]

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Di Admin (del 03/02/2007 @ 16:58:16, in Tchadar, linkato 2415 volte)

Con il gruppo di Eliane

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontro con il gruppo dei soci francesi di AaZ

  Foto di gruppo

Foto di gruppo

Domani saremo di nuovo a Delhi.  Agostino, Andrea e Matteo rientreranno in Italia con il primo volo disponibile, io resterò a Delhi qualche giorno. La radiografia ha evidenziato una piccola frattura del malleolo ed è necessario immobilizzare il piede con una ingessatura. 

Grazie per averci seguito in questa avventura e per i messaggi di incoraggiamento.  Appena mi sarà possibile aggiornerò questo blog, con un piede ingessato avrò tempo per scrivere e raccontare.

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Di Admin (del 02/02/2007 @ 14:15:05, in Tchadar, linkato 2300 volte)

Un'ondata di caldo, la temperatura nelle ore assolate è salita a 5° sopra lo zero, ha reso il sentiero di ghiaccio impraticabile in diversi punti costringendoci, in questi ultimi giorni a passaggi esposti sulle rocce bagnate e scivolose. Variazioni di temperatura come questa non solo sciolgono il ghiaccio in superficie, ma soprattutto sciolgono i pendii nevosi in valli a monte del canyon, l'acqua penetra sotto il ghiaccio lo fa alzare e rompere.

Queste trasformazioni di materia, di ghiaccio in cristalli, poltiglia e poi in acqua e di nuovo in ghiaccio ci hanno regalato uno spettacolo indimenticabile di colori, luci, forme e ahimé una brutta caduta a chi scrive. Un piede ha perso aderenza ed è scivolato portandosi dietro tutto il mio considerevole peso, mentre l'altro è rimasto bloccato dalle rocce torcendosi. Risultato una caviglia gonfia e violacea. Il portatore "conciaossa" dopo attento esame ha diagnosticato che non c'è nulla di rotto, ma domani per sicurezza farò una radiografia. Con grande disappunto ho concluso il Tchadàr  sulla "slitta gestatoria". 

Leh Hotel Panorama qui finisce l'avventura... per oggi. Domani vorrei farvi vedere qualche foto e raccontarvi ancora della nostra spedizione.

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Di Admin (del 01/02/2007 @ 15:29:10, in Tchadar, linkato 2494 volte)

Il ghiaccio è ghiaccio, l'acqua è acqua. Ma questo coacervo di freddo, gelo, lame di luce, soffitto ora azzurro ora biancastro, come lo chiamiamo? "Il sentiero di ghiaccio" è una bella definizione, a me garba molto.

Il ghiaccio preme sulle pareti della gola e si spacca

Ho chiesto a Sonam se si ricorda della spedizione con James Crowden: affermativo. È Crowden che cerca l'etimologia di questo nome. Il suo informatore sosteneva che deriva da cha (pr. cià) le scarpe da neve con cui gli zanskar pa affrontano il fiume, dette cha rong . Il termine cha viene unito a dar che significa fiume ghiacciato. Secondo Crowden vi sono anche altre possibilità khyags superficie gelata e bda portare. Ma altra possibilità è anche chag camminare o ancora cha andare. Allegria.

Oggi abbiamo incontrato Eliane e Roberto, i nostri amici di AaZ che con un gruppo di otto persone, stanno andando a Padum ed alla Lamdon Model High School a Pipiting.

La nostra avventura sta per concludersi. Siamo di nuovo a Tilat Sumdo e domani un taxi verrà a prenderci a tre chilometri da Chiling, nei pressi di un cantiere, per riportarci a Leh. I portatori hanno acceso un piccolo fuoco all'ingresso della grotta dove dormiranno. La stanchezza ed il freddo, meno intenso dei giorni scorsi, ci spingono nei sacchi a pelo disposti sulla sabbia in riva al fiume ghiacciato.

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Di Admin (del 31/01/2007 @ 13:48:22, in Tchadar, linkato 2424 volte)

"I am part of all that I have met
Yet all experience is an arch wherethrough
Gleams that untravelled world whose margin
Fades for ever and for ever when I move."

È grazie a Shipton che ho conosciuto questa lirica di Tennyson. "Fades for ever and for ever" che da nome anche al libro Quel mondo inesplorato, tradotto in lingua italiana da Paola Mazzarelli, compagna di viaggio in Zanskar nel 1980, mi risuonava stamane nelle orecchie. Mi sono chiesto perché lo ripetessi come un gingle. Quale associazione di idee e perché? Ho provato con calma, mentre camminavo e la neve scricchiolava sotto il mio peso, a ricostruire il filo. Certo! ho pensato. Questa valle era un mondo inesplorato. I primi due italiani vi giunsero nel 74. Arrivarono a Padum a piedi da oltre il Pensila. Conobbero lo Zanskar prima di Pessiel e di Harrer. Li guidava il fratello maggiore di Sonam che era con loro.

cercando di non finire in acqua

Sonam ha iniziato presto a fare la guida, l'interprete, l'informatore dovrei scrivere se fossi un antropologo. Ma è stato per caso, leggendo Osmaston, che ho appreso come nel 1977 abbia accompagnato James Crowden (Himalayan Buddhist Villages p. 287) primo europeo che affronta il tChadar. Il caso volle che nel 1993 proprio il giorno del mio rientro a casa, gli amici Gentilini avessero organizzato una cena con un indiano che desiderava conoscermi. All'osteria "al frate" mi presentarono un sikh, proprietario di una nota agenzia di Delhi. Ascoltò con stupore il racconto della avventura sul fiume. Ogni tanto si accarezzava la barba, allora ancora nera, mostrando sempre più interesse. Chiese che lo facessi incontrare con Sonam.

Per farla breve: Mr. S. arrivò in elicottero a Padum nel febbraio dell'anno successivo. Aveva fatto buon uso della mia esperienza ed aveva scelto il periodo adatto. Con John Barry e Sonam scese lungo il fiume, si spostò a Leh dove tentarono lo Stok Kangri con le pelli di foca. L'American Alpin Journal pubblicò un trafiletto (AAJ 1995 p. 280).

L'agenzia di Mr. S. vinse anche il `Discovery Award’ della PATA per il miglior trekking in India. Il tChadar entrò fra i must dell'escursionismo mondiale. Sonam attende ancora di essere pagato per aver accompagnato l'ultimo gruppo di Mister S. sul Tchadar...

Riavvolgendo il filo dei ricordi ho scaricato quasi completamente la batteria del telefono satellitare.

Abbiamo fatto una sosta ad Hutong - Lat N 033 054'034.246" Lon E 077 003'059.534" alt 3216m - ed ora siamo di nuovo a Tsomo Bao nella stessa grotta che ci ha ospitati all'andata.

 -  Lat N 033 054'016.927" Lon E 077 006.056.498"  -

 

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Di Admin (del 30/01/2007 @ 15:09:16, in tChadar, linkato 3467 volte)
Ieri sera, in onore di Matteo, il nostro cuoco ha preparato skyu, gnocchetti fatti con acqua e pakpéy (farina bianca di grano) e cotti nel brodo arricchito con pezzi di carne di yak. I portatori hanno mangiato colak, zampa di yak arrostita.

Sosta per il pranzo a Nierak Pulu. Continuiamo a festeggiare il trentunenne con tortellini in brodo, mentre i nostri portatori cucinano una zuppa molto densa facendo cuocere in poca acqua carne di yak, patate verdure e spezie.

Tappa a Tip Yogma Bao

Sonam nella gola
 Ieri abbiamo superato senza problemi quel tratto di gola detto Warma, invalicabile se si scioglie il ghiaccio e che temevo particolarmente per esservi rimasto bloccato nel '93.  I nostri timori sono ora per la parte a valle di Tip Yogma. Da "radio scarpa" sappiamo che solo quattro persone sono passate dopo di noi. Alcuni Zanskar-pa hanno rinunciato ed anche un gruppo di trekker è tornato a Leh forse spaventati dalla caduta in acqua di uno di loro.

Che i "Lhu", le divinità delle acque,  continuino a proteggerci!
Il sole ha già lasciato la gola ed il freddo ci costringe a stare nella grotta, ci prepariamo a passare un'altra lunga notte.




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