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 Sonam sul fiume © Marco Vasta 1993... di Admin
 
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La vita (...) non è un mezzo per raggiungere un fine; è un compimento in se stessa. Dio ci ha creato perché viviamo. È affinché possiamo vivere che ci ha riconciliati e liberati. Egli non vuole veder trionfare delle idee su una distesa di rovine e di cadaveri. Le idee esistono per la vita e non la vita per le idee.

Dietrich Bonhoeffer
"
 
\\ In diretta dall'Himalaya
Questo blog ha raccontato in tempo reale la nostra avventura sul fiume Zanskar. Ringraziamo la webmistress Monica Petrella per la continua disponibilità nell'ottimizzazione, realizzazione ed aggiornamento delle cartine e la ditta Intermatica, distributrice per l'Italia dei prodotti Thuraya. Per leggere tutti gli articoli cliccare qui a fianco sui mesi da Dicembre 2006 a Febbraio 2007. Buona lettura.

WebLog
 
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Principato di Montebello

Eccoli di nuovo insieme per una nuova avventura: il montaggio del filmato della spedizione.
La webmistress come sempre alla console.

 
Di Admin (del 26/02/2007 @ 09:21:40, in Tchadar, linkato 2494 volte)

Una delle più belle avventure in Himalaya non è una passeggiata.

Chiudo gli occhi e torno fra i religiosi silenzi del canyon, risalgo con lo sguardo le pareti che lo racchiudono; sento vicino a me i compagni che avanzano sul ghiaccio, rivivo la tensione dei sentieri e dei passaggi esposti su roccia. Riecheggiano i canti dei portatori, guizza il fuoco da campo e le ombre si stagliano sulle pareti di grotte e anfratti.

Ma non è stata una passeggiata. Due tragici avvenimenti segnano inizio e fine della nostra avventura fra ghiaccio cristallino, acqua cobalto, rocce rosse e cieli azzurri.

Il 18 gennaio, vigilia della partenza, abbiamo assistito impotenti al tragico incidente che si è portato via Ludovico Valenziano, della spedizione piemontese a noi parallela.

 L'ultima sera, alla vigilia del ritorno in Italia, Sonam ha rivelato perché ci aveva tenuti sempre in gruppo sulla via del ritorno: un portatore era scomparso, inghiottito dal fiume. La nipote di Ludovico ha lasciato un ricordo in queste pagine (vedi commento 4 alla fotografia 30). Ringrazio lei ed i familiari per la donazione alla memoria fatta alla Lamdon Model High School.

Il giovane portatore era di sTongde, viveva a Shade con la moglie e due bimbi. Il suo gruppo si è impegnato a farli studiare. Ringrazio Isabella G. di AaZ che, appresa la notizia, ha inviato un contributo alla famiglia.

Alla prossima...

 
Di Admin (del 18/02/2007 @ 09:59:36, in Tchadar, linkato 2734 volte)

Era un tunnel oppure stavo guardando attraverso un cannocchiale rovesciato. Una eco lontana, non distinguevo le parole. Tutto era confuso. Pian piano sono tornato a galla. Ma perché quel vento caldo fra i denti e in gola? Qualcuno mi strofinava le mani, ma erano le mie?

Agostino strofinava una mano, si, era la mia sinistra! Fuori campo, Sonam sollecitava: "My friend, wake up. Don't loose your heat!" ed eccolo chinarsi nuovamente, coprirmi la bocca con la sciarpa e soffiare. Respirazione bocca a bocca! Ho mosso una mano per tranquillizzarli e pian piano mi sono reso conto di essere svenuto. Per quanto? Abbastanza per spaventarli. Ne ero fuori, ho chiesto una foto ricordo. Sonam ha perentoriamente detto "Non sono situazioni da fotografare". Ho pensato "non me la sarò fatta addosso?" ma era solo teso e preoccupato, "Sicuro che non vuoi vomitare?" "Buona domanda, anche lui pensa che una frattura porti nausea".

Mi hanno aiutato a sdraiarmi sul mio materassino. Sonam ha iniziato a chiamare Targai e i ragazzi ma ormai dovevano essere aldilà delle roccette. È partito arrampicandosi e dall'alto è riuscito a farsi sentire. semisdraiato ho ripensato all'accaduto. Avevamo appena passato Humlung ed ero riuscito ad agganciare i satelliti e prendere la posizione. Girato un angolo c'era acqua sul ghiaccio, Targai era rimasto ad aspettarci ed indicare i punti dove l'acqua era più bassa. Qualcuno aveva appoggiato delle pietre e creato un passaggio: "Attento, sono ghiacciate". Giusto il tempo di pensare "a me non capita..." e mi sono sentito cadere all'indietro, un dolore lancinante alla caviglia. Giacevo sullo zaino in pochi centimetri d'acqua. Come se fossi uno spettatore vedevo il piede destro ad angolo retto. Ho provato a raddrizzarlo ma non lo comandavo. Poi l'ho visto ruotare da solo e riallinearsi. Mi è sembrato di percepire uno schiocco attutito: era nuovamente al suo posto? Ma già Agostino e Sonam, scalpicciando in acqua, mi avevano sollevato e accomodato a sedere sotto una sporgenza nella roccia. Mentre cercavo di sembrare tranquillo sono svenuto, le parole trasformate in un confuso farfuglìo.

Aspettando Sonnam ho fatto scatare una foto ad Agostino ma intanto dentro montava una rabbia unica. Il giocattolo si era rotto: mi veniva da piangere ma sono troppo orgoglioso.

Sono tornati tutti. Una squadra di portatori im salita ha indicato dove l'acqua era bassa ed erano appena passati senza arrampicare. Gyatzo e Lobzang hanno unito due slitte vuoite e siamo partiti di corsa con Norbu e Targay che mi tenevano le braccia per farmi stare seduto, gambe e piedi all'ìndietro. La rabbia è passata. Ho iniziato a scherzare. Una escursionista ci ha fotografati e mi sono levato il colbacco per salutarla. Dopo la sosta pranzo, Gyatzo ha costruito una slitta gestatoria fissando un bidone allla slitta. Per tre giorni è stata una ordalia di ghiaccio, passi di corsa, scivolate, passaggi in acqua. Dove la superficie era ondulata, dovevo tenere sollevato il piede perché le vibrazioni procuravano indolenzimento.

Ma il fastidio peggiore sono state roccette e sentierini od il salire alle grotte. Mezz'ora per fare 50 metri sui ciottoli! Gyatso sfruttava i minimi passaggi di ghiaccio per avanzare senza farmi scendere e portarmi fin sotto i passaggi di roccia. Qui mi afferravano come un cotechino, guidando i piedi sugli appigli. Passo dopo passo. Appiglio dopo appiglio. Se non riuscivo ad appoggiare lo scarpone, puntavano un bastone sulla minima sporgernza e lì posavo il piede. Mi vergognavo a non riuscirci da solo ma era giocoforza doverlo fare. Su un passaggio facile mi ero appigliato ad un comodo maniglione: Lobzang mi ha preso la mano facendomi mancare la presa e tirandomi di peso. Che vergogna! Al secondo giorno ero sorpreso di riuscire a camminare lentissimamente, ma non c'era altra soluzione in alcuni punti dove il ghiaccio era sparito. Alla sera Lobzang, che è un amtchi, controllava l'assetto delle ossa, muovendo il piede, massaggiandolo e fasciandolo. Ovviamente pensavo al titolo "La figlia dell'aggiustaossa" anche se inappropriato alla situazione: qui c'era solo il conciaossa che mi sfregava il piede, gonfio, dolorante e nero, con il "mustard oil". Rassicurandomi che non era rotto. Assentivo, ma il mio timore era una mini frattura al perone. E così era stato.

E come il duca d'Auge non potevo che esclamare "Anche questa l'ho in quel posto!" [da "Les fleurs bleues"  di Raymond Quenau, 1965 trad. Italo Calvino)]

 
Di Admin (del 03/02/2007 @ 16:58:16, in Tchadar, linkato 2421 volte)

Con il gruppo di Eliane

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontro con il gruppo dei soci francesi di AaZ

  Foto di gruppo

Foto di gruppo

Domani saremo di nuovo a Delhi.  Agostino, Andrea e Matteo rientreranno in Italia con il primo volo disponibile, io resterò a Delhi qualche giorno. La radiografia ha evidenziato una piccola frattura del malleolo ed è necessario immobilizzare il piede con una ingessatura. 

Grazie per averci seguito in questa avventura e per i messaggi di incoraggiamento.  Appena mi sarà possibile aggiornerò questo blog, con un piede ingessato avrò tempo per scrivere e raccontare.

 
Di Admin (del 02/02/2007 @ 14:15:05, in Tchadar, linkato 2306 volte)

Un'ondata di caldo, la temperatura nelle ore assolate è salita a 5° sopra lo zero, ha reso il sentiero di ghiaccio impraticabile in diversi punti costringendoci, in questi ultimi giorni a passaggi esposti sulle rocce bagnate e scivolose. Variazioni di temperatura come questa non solo sciolgono il ghiaccio in superficie, ma soprattutto sciolgono i pendii nevosi in valli a monte del canyon, l'acqua penetra sotto il ghiaccio lo fa alzare e rompere.

Queste trasformazioni di materia, di ghiaccio in cristalli, poltiglia e poi in acqua e di nuovo in ghiaccio ci hanno regalato uno spettacolo indimenticabile di colori, luci, forme e ahimé una brutta caduta a chi scrive. Un piede ha perso aderenza ed è scivolato portandosi dietro tutto il mio considerevole peso, mentre l'altro è rimasto bloccato dalle rocce torcendosi. Risultato una caviglia gonfia e violacea. Il portatore "conciaossa" dopo attento esame ha diagnosticato che non c'è nulla di rotto, ma domani per sicurezza farò una radiografia. Con grande disappunto ho concluso il Tchadàr  sulla "slitta gestatoria". 

Leh Hotel Panorama qui finisce l'avventura... per oggi. Domani vorrei farvi vedere qualche foto e raccontarvi ancora della nostra spedizione.

 
Di Admin (del 01/02/2007 @ 15:29:10, in Tchadar, linkato 2499 volte)

Il ghiaccio è ghiaccio, l'acqua è acqua. Ma questo coacervo di freddo, gelo, lame di luce, soffitto ora azzurro ora biancastro, come lo chiamiamo? "Il sentiero di ghiaccio" è una bella definizione, a me garba molto.

Il ghiaccio preme sulle pareti della gola e si spacca

Ho chiesto a Sonam se si ricorda della spedizione con James Crowden: affermativo. È Crowden che cerca l'etimologia di questo nome. Il suo informatore sosteneva che deriva da cha (pr. cià) le scarpe da neve con cui gli zanskar pa affrontano il fiume, dette cha rong . Il termine cha viene unito a dar che significa fiume ghiacciato. Secondo Crowden vi sono anche altre possibilità khyags superficie gelata e bda portare. Ma altra possibilità è anche chag camminare o ancora cha andare. Allegria.

Oggi abbiamo incontrato Eliane e Roberto, i nostri amici di AaZ che con un gruppo di otto persone, stanno andando a Padum ed alla Lamdon Model High School a Pipiting.

La nostra avventura sta per concludersi. Siamo di nuovo a Tilat Sumdo e domani un taxi verrà a prenderci a tre chilometri da Chiling, nei pressi di un cantiere, per riportarci a Leh. I portatori hanno acceso un piccolo fuoco all'ingresso della grotta dove dormiranno. La stanchezza ed il freddo, meno intenso dei giorni scorsi, ci spingono nei sacchi a pelo disposti sulla sabbia in riva al fiume ghiacciato.

 
Di Admin (del 31/01/2007 @ 13:48:22, in Tchadar, linkato 2431 volte)

"I am part of all that I have met
Yet all experience is an arch wherethrough
Gleams that untravelled world whose margin
Fades for ever and for ever when I move."

È grazie a Shipton che ho conosciuto questa lirica di Tennyson. "Fades for ever and for ever" che da nome anche al libro Quel mondo inesplorato, tradotto in lingua italiana da Paola Mazzarelli, compagna di viaggio in Zanskar nel 1980, mi risuonava stamane nelle orecchie. Mi sono chiesto perché lo ripetessi come un gingle. Quale associazione di idee e perché? Ho provato con calma, mentre camminavo e la neve scricchiolava sotto il mio peso, a ricostruire il filo. Certo! ho pensato. Questa valle era un mondo inesplorato. I primi due italiani vi giunsero nel 74. Arrivarono a Padum a piedi da oltre il Pensila. Conobbero lo Zanskar prima di Pessiel e di Harrer. Li guidava il fratello maggiore di Sonam che era con loro.

cercando di non finire in acqua

Sonam ha iniziato presto a fare la guida, l'interprete, l'informatore dovrei scrivere se fossi un antropologo. Ma è stato per caso, leggendo Osmaston, che ho appreso come nel 1977 abbia accompagnato James Crowden (Himalayan Buddhist Villages p. 287) primo europeo che affronta il tChadar. Il caso volle che nel 1993 proprio il giorno del mio rientro a casa, gli amici Gentilini avessero organizzato una cena con un indiano che desiderava conoscermi. All'osteria "al frate" mi presentarono un sikh, proprietario di una nota agenzia di Delhi. Ascoltò con stupore il racconto della avventura sul fiume. Ogni tanto si accarezzava la barba, allora ancora nera, mostrando sempre più interesse. Chiese che lo facessi incontrare con Sonam.

Per farla breve: Mr. S. arrivò in elicottero a Padum nel febbraio dell'anno successivo. Aveva fatto buon uso della mia esperienza ed aveva scelto il periodo adatto. Con John Barry e Sonam scese lungo il fiume, si spostò a Leh dove tentarono lo Stok Kangri con le pelli di foca. L'American Alpin Journal pubblicò un trafiletto (AAJ 1995 p. 280).

L'agenzia di Mr. S. vinse anche il `Discovery Award’ della PATA per il miglior trekking in India. Il tChadar entrò fra i must dell'escursionismo mondiale. Sonam attende ancora di essere pagato per aver accompagnato l'ultimo gruppo di Mister S. sul Tchadar...

Riavvolgendo il filo dei ricordi ho scaricato quasi completamente la batteria del telefono satellitare.

Abbiamo fatto una sosta ad Hutong - Lat N 033 054'034.246" Lon E 077 003'059.534" alt 3216m - ed ora siamo di nuovo a Tsomo Bao nella stessa grotta che ci ha ospitati all'andata.

 -  Lat N 033 054'016.927" Lon E 077 006.056.498"  -

 

 
Di Admin (del 30/01/2007 @ 15:09:16, in tChadar, linkato 3474 volte)
Ieri sera, in onore di Matteo, il nostro cuoco ha preparato skyu, gnocchetti fatti con acqua e pakpéy (farina bianca di grano) e cotti nel brodo arricchito con pezzi di carne di yak. I portatori hanno mangiato colak, zampa di yak arrostita.

Sosta per il pranzo a Nierak Pulu. Continuiamo a festeggiare il trentunenne con tortellini in brodo, mentre i nostri portatori cucinano una zuppa molto densa facendo cuocere in poca acqua carne di yak, patate verdure e spezie.

Tappa a Tip Yogma Bao

Sonam nella gola
 Ieri abbiamo superato senza problemi quel tratto di gola detto Warma, invalicabile se si scioglie il ghiaccio e che temevo particolarmente per esservi rimasto bloccato nel '93.  I nostri timori sono ora per la parte a valle di Tip Yogma. Da "radio scarpa" sappiamo che solo quattro persone sono passate dopo di noi. Alcuni Zanskar-pa hanno rinunciato ed anche un gruppo di trekker è tornato a Leh forse spaventati dalla caduta in acqua di uno di loro.

Che i "Lhu", le divinità delle acque,  continuino a proteggerci!
Il sole ha già lasciato la gola ed il freddo ci costringe a stare nella grotta, ci prepariamo a passare un'altra lunga notte.




 
Di Admin (del 29/01/2007 @ 14:05:01, in tChadar, linkato 2291 volte)

Partenza alle 8.30 con 2 Tata Sumo stracariche per aver maggior aderenza, le catene sono un optional. Abbiamo impiegato circa due ore e mezza per arrivare al punto in cui si scende sul fiume ma con le Tata abbiamo risparmiato un bel tratto sulla strada.

In una oretta siamo tornati alla confluenza con l'Oma Tokpo (Oma Chu - il fiume di latte) per proseguire verso Nierak Bao, una grotta da non confondere con il villaggio omonimo dove avevamo fatto tappa all'andata.

Valle all'altezza di Zangla

Abbiamo sostato vicino ad una sorgente dove nel '93 avevamo dovuto salire perchè il ghiaccio era pericoloso.

Tappa a Tip Gongma Bao - Lat N 033 050'016.267" Lon E 076 053'009.476" alt 3304m -

Tip(ombra) gongma(superiore) bao(grotta) è una cavità naturale protetta dal vento grazie ad un muretto di sassi e dalla quale possiamo vedere il cielo rischiarato dalla luna.
Dalla mezzanotte chi sarà sveglio darà inizio ai festeggiamenti per il compleanno di Matteo che si protrarranno per tutta la giornata di domani. Non abbiamo due portatori con 40 libbre di brandy come certi inglesi, ma a Padum ci siamo riforniti di generi di conforto.

ciclista sul ghiaccio
Ci siamo guardati l'un l'altro credendo di avere le allucinazioni ed invece no è proprio un ciclista!




 
Di Admin (del 28/01/2007 @ 17:08:11, in Tchadar, linkato 2273 volte)

Giornata dedicata ai convenevoli ed alla tecnologia. Incontro a mezzogiorno con il Managing Committee, o meglio con alcuni membri in casa di Tinle, per definire alcuni possibili progetti. Poi a pranzo dalla sorella di Sonam. Ieri sera eravamo a cena da lui. La notte e la mattinata erano passate aspettando il ripristino del sistema di Thuraya rimasto bloccato dalla mia scarsa conoscenza del manuale tecnico. Alle 15.30 abbiamo riattivato la postazione internet via satellite, gia impacchettata, e tutto sembra funzionare. 

La piana di Padum

 

 
Di Admin (del 27/01/2007 @ 13:55:13, in Tchadar, linkato 2345 volte)

Stamane abbiamo visitato Karsha Chamba Ling (luogo dedicato a Maitreya) il più grande monastero dello Zanskar con una comunità di 80 berretti gialli. dKarsha “la bianca coppia” formata dal gompa e dalle bianche case sottostanti, visibili da lontano, è collegato sia a Tungri che a Padum dalla strada camionabile. Nel periodo estivo il gompa è frequentato da molti turisti che lo raggiungono in fuoristrada. I monaci hanno ottenuto il permesso di spostare ai mesi estivi la festa religiosa che si svolgeva in inverno, quando solo chi come noi si avventura sul tChàdar può raggiungere questi luoghi.

AvalokiteshvaraSopra il villaggio, ma sull’altro versante della valletta, si trova la comunità femminile del piccolo tempio di Chub Chi Zhal (Chuchikjyal). In alto vi sono le rovine di un antico forte, distrutto probabilmente nel 1700. Alla sua base si trovano chorten oramai completamente abbandonati e vi è anche il tempio, dedicato a Chuchikjyal, l’Avalokiteshvara, il bodhisattva della compassione, con otto braccia e undici teste. Qui anticamente sorgeva Karsha. Di fronte al tempio principale vi è il "Chorten della regina". La parte muraria ed i preziosi affreschi del 16° secolo sono stati restaurati grazie all'intervento del prof. Rob Linrothe e di Kim Gustchow.

Terminate le preghiere le monache ci hanno ospitato a pranzo. Sono persone allegre e gioiose. Purtroppo alcune ragazze sono forzate dalla famiglia ad entrare in comunità, ma vi sono anche vocazioni profonde come quelle testimoniate dalla ricerca di Kim Gutschow sulla lamaseria femminile di Chuchikjyal. "Yeshe's Tibetan Pilgrimage and the Founding of a Himalayan Nunnery" . La ricerca fa parte di "Innovative Buddhist Women", raccolta curata da Tsomo Karma Lekshe che ben delinea la posizione della donna nel complesso mondo della comunità religiosa buddhista (anche qui ci volle un concilio per stabilire se le donne ne potessero far parte). La vita quotidiana nella comunità femminile di Chuchikjyal è descritta da Elisabeth D.Prasetyo in un articolo pubblicato su D-Repubblica nel marzo 1998.

 

 
Di Admin (del 26/01/2007 @ 14:02:23, in Tchadar, linkato 2194 volte)

La cucina del Mont Blanc (c) 2007 Rossi AgostinoA più di un mese dal solstizio d'inverno, l'alba arriva verso le sei e mezzo nella valle ma gran parte della piana riceve i raggi del sole dopo le nove. Pochissime persone escono dalle case prima di quell'ora. Il sole illumina prestissimo le rocce terminali dell'appuntita vetta del Chorala (pr. ciorala) che si trova ad ovest) e le vette innevate della Himalaya che dominano da sud Padum. Poi il caldo avanza scendendo nella piana fino a toccare le varie frazioni ed infine arriva qua a Padum e i vetri, verso le nove, iniziano a sgelarsi perdendo la patina di ghiaccio che si è formata fin dalla sera precedente. Le stufe vengono riaccese. lo sterco di yak è ancora un ottimo combustibile, anche se stufe a petrolio, carbone e gas sono in moltissime case.

Oggi è festa nazionale, il 26 gennaio del 1949 fu proclamata l'indipendenza. Nella tarda mattinata fra le quattro case di Padum si è tenuta la cerimonia ufficiale. Padum significherebbe "bocciolo", un bocciolo che apre i suoi petali. Il palazzo reale (distrutto da Zorowar verso il 1840) era il centro del fiore e le poche case delle famiglie abbienti ne erano i petali. Ora il palazzo è solo un ammasso di rovine e le case non sono poi un granché: molto più caratteristiche le case dei villaggi nella piana. Padum si è allungata ed è cresciuta lungo la strada fino alla frazione di Mani Ridmo. Negli ultimi anni l’Associazione Buddhista di Karsha ha costruito numerosi orrendi negozi in modo da occupare gli spazi commerciali ed affittarli a chi vuole e poter così boicottare i negozi musulmani.

 
Di Admin (del 25/01/2007 @ 14:50:20, in Tchadar, linkato 2303 volte)

Angoli suggestivi si alternano a fantastiche colate di ghiaccio che scendono dalle quinte di roccia, non smetto di stupirmi di fronte a questo spettacolo.

Una grotta alla confluenza dell'Oma Tokpo © Marco Vasta 1993

Poco dopo la fine del canyon giungiamo alla confluenza con l'Oma Tokpo, il fiume di latte, poco oltre nei pressi di Kilima Bao, un'umida grotta al livello del fiume, saliamo sulla strada in costruzione dove ci aspetta un autobus per portarci a Padum. 

  Lat N 033 043'059.790" Lon E 076 051'047.255" alt 3499m

 Sul nostro percorso incontriamo il villaggio di Zangla, un tempo raggiungibile  attraverso un ponte di vimini considerato il più lungo dello Zanskar ed ora sostituito da un ponte in ferro. La fortezza reale (khar) è stata residenza dei sovrani dello Zanskar orientale dal 16° secolo in poi ed i discendenti del Gyalpo vi risiedevano saltuariamente fino a venti anni fa. Oltrepassiamo Tongde con il suo monastero situato in cima ad una collina e sovrastato dai resti di un castelletto ed eccoci a  Padum, all'hotel Mont Blanc.

 Lat  N 033 027'052.354 Lon E 076 052'047.418" alt 3652m 

Sonam è andato a casa a prendere il portatile, riuscirò ad inviare le immagini? 

 
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