Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico dal più recente al primo.
Di Admin (del 26/02/2007 @ 09:21:40, in Tchadar, linkato 2494 volte)
Una delle più belle avventure in Himalaya non è una passeggiata.
Chiudo gli occhi e torno fra i religiosi silenzi del canyon, risalgo con lo sguardo le pareti che lo racchiudono; sento vicino a me i compagni che avanzano sul ghiaccio, rivivo la tensione dei sentieri e dei passaggi esposti su roccia. Riecheggiano i canti dei portatori, guizza il fuoco da campo e le ombre si stagliano sulle pareti di grotte e anfratti.
Ma non è stata una passeggiata. Due tragici avvenimenti segnano inizio e fine della nostra avventura fra ghiaccio cristallino, acqua cobalto, rocce rosse e cieli azzurri.
Il 18 gennaio, vigilia della partenza, abbiamo assistito impotenti al tragico incidente che si è portato via Ludovico Valenziano, della spedizione piemontese a noi parallela.
L'ultima sera, alla vigilia del ritorno in Italia, Sonam ha rivelato perché ci aveva tenuti sempre in gruppo sulla via del ritorno: un portatore era scomparso, inghiottito dal fiume. La nipote di Ludovico ha lasciato un ricordo in queste pagine (vedi commento 4 alla fotografia 30). Ringrazio lei ed i familiari per la donazione alla memoria fatta alla Lamdon Model High School.
Il giovane portatore era di sTongde, viveva a Shade con la moglie e due bimbi. Il suo gruppo si è impegnato a farli studiare. Ringrazio Isabella G. di AaZ che, appresa la notizia, ha inviato un contributo alla famiglia.
Alla prossima...
Di Admin (del 18/02/2007 @ 09:59:36, in Tchadar, linkato 2734 volte)
Era un tunnel oppure stavo guardando attraverso un cannocchiale rovesciato. Una eco lontana, non distinguevo le parole. Tutto era confuso. Pian piano sono tornato a galla. Ma perché quel vento caldo fra i denti e in gola? Qualcuno mi strofinava le mani, ma erano le mie?
Agostino strofinava una mano, si, era la mia sinistra! Fuori campo, Sonam sollecitava: "My friend, wake up. Don't loose your heat!" ed eccolo chinarsi nuovamente, coprirmi la bocca con la sciarpa e soffiare. Respirazione bocca a bocca! Ho mosso una mano per tranquillizzarli e pian piano mi sono reso conto di essere svenuto. Per quanto? Abbastanza per spaventarli. Ne ero fuori, ho chiesto una foto ricordo. Sonam ha perentoriamente detto "Non sono situazioni da fotografare". Ho pensato "non me la sarò fatta addosso?" ma era solo teso e preoccupato, "Sicuro che non vuoi vomitare?" "Buona domanda, anche lui pensa che una frattura porti nausea".
Mi hanno aiutato a sdraiarmi sul mio materassino. Sonam ha iniziato a chiamare Targai e i ragazzi ma ormai dovevano essere aldilà delle roccette. È partito arrampicandosi e dall'alto è riuscito a farsi sentire. semisdraiato ho ripensato all'accaduto. Avevamo appena passato Humlung ed ero riuscito ad agganciare i satelliti e prendere la posizione. Girato un angolo c'era acqua sul ghiaccio, Targai era rimasto ad aspettarci ed indicare i punti dove l'acqua era più bassa. Qualcuno aveva appoggiato delle pietre e creato un passaggio: "Attento, sono ghiacciate". Giusto il tempo di pensare "a me non capita..." e mi sono sentito cadere all'indietro, un dolore lancinante alla caviglia. Giacevo sullo zaino in pochi centimetri d'acqua. Come se fossi uno spettatore vedevo il piede destro ad angolo retto. Ho provato a raddrizzarlo ma non lo comandavo. Poi l'ho visto ruotare da solo e riallinearsi. Mi è sembrato di percepire uno schiocco attutito: era nuovamente al suo posto? Ma già Agostino e Sonam, scalpicciando in acqua, mi avevano sollevato e accomodato a sedere sotto una sporgenza nella roccia. Mentre cercavo di sembrare tranquillo sono svenuto, le parole trasformate in un confuso farfuglìo.
Aspettando Sonnam ho fatto scatare una foto ad Agostino ma intanto dentro montava una rabbia unica. Il giocattolo si era rotto: mi veniva da piangere ma sono troppo orgoglioso.
Sono tornati tutti. Una squadra di portatori im salita ha indicato dove l'acqua era bassa ed erano appena passati senza arrampicare. Gyatzo e Lobzang hanno unito due slitte vuoite e siamo partiti di corsa con Norbu e Targay che mi tenevano le braccia per farmi stare seduto, gambe e piedi all'ìndietro. La rabbia è passata. Ho iniziato a scherzare. Una escursionista ci ha fotografati e mi sono levato il colbacco per salutarla. Dopo la sosta pranzo, Gyatzo ha costruito una slitta gestatoria fissando un bidone allla slitta. Per tre giorni è stata una ordalia di ghiaccio, passi di corsa, scivolate, passaggi in acqua. Dove la superficie era ondulata, dovevo tenere sollevato il piede perché le vibrazioni procuravano indolenzimento.
Ma il fastidio peggiore sono state roccette e sentierini od il salire alle grotte. Mezz'ora per fare 50 metri sui ciottoli! Gyatso sfruttava i minimi passaggi di ghiaccio per avanzare senza farmi scendere e portarmi fin sotto i passaggi di roccia. Qui mi afferravano come un cotechino, guidando i piedi sugli appigli. Passo dopo passo. Appiglio dopo appiglio. Se non riuscivo ad appoggiare lo scarpone, puntavano un bastone sulla minima sporgernza e lì posavo il piede. Mi vergognavo a non riuscirci da solo ma era giocoforza doverlo fare. Su un passaggio facile mi ero appigliato ad un comodo maniglione: Lobzang mi ha preso la mano facendomi mancare la presa e tirandomi di peso. Che vergogna! Al secondo giorno ero sorpreso di riuscire a camminare lentissimamente, ma non c'era altra soluzione in alcuni punti dove il ghiaccio era sparito. Alla sera Lobzang, che è un amtchi, controllava l'assetto delle ossa, muovendo il piede, massaggiandolo e fasciandolo. Ovviamente pensavo al titolo "La figlia dell'aggiustaossa" anche se inappropriato alla situazione: qui c'era solo il conciaossa che mi sfregava il piede, gonfio, dolorante e nero, con il "mustard oil". Rassicurandomi che non era rotto. Assentivo, ma il mio timore era una mini frattura al perone. E così era stato.
E come il duca d'Auge non potevo che esclamare "Anche questa l'ho in quel posto!" [da "Les fleurs bleues" di Raymond Quenau, 1965 trad. Italo Calvino)]
Di Admin (del 03/02/2007 @ 16:58:16, in Tchadar, linkato 2421 volte)
Incontro con il gruppo dei soci francesi di AaZ
Foto di gruppo
Domani saremo di nuovo a Delhi. Agostino, Andrea e Matteo rientreranno in Italia con il primo volo disponibile, io resterò a Delhi qualche giorno. La radiografia ha evidenziato una piccola frattura del malleolo ed è necessario immobilizzare il piede con una ingessatura.
Grazie per averci seguito in questa avventura e per i messaggi di incoraggiamento. Appena mi sarà possibile aggiornerò questo blog, con un piede ingessato avrò tempo per scrivere e raccontare.
Di Admin (del 02/02/2007 @ 14:15:05, in Tchadar, linkato 2306 volte)
Un'ondata di caldo, la temperatura nelle ore assolate è salita a 5° sopra lo zero, ha reso il sentiero di ghiaccio impraticabile in diversi punti costringendoci, in questi ultimi giorni a passaggi esposti sulle rocce bagnate e scivolose. Variazioni di temperatura come questa non solo sciolgono il ghiaccio in superficie, ma soprattutto sciolgono i pendii nevosi in valli a monte del canyon, l'acqua penetra sotto il ghiaccio lo fa alzare e rompere.
Queste trasformazioni di materia, di ghiaccio in cristalli, poltiglia e poi in acqua e di nuovo in ghiaccio ci hanno regalato uno spettacolo indimenticabile di colori, luci, forme e ahimé una brutta caduta a chi scrive. Un piede ha perso aderenza ed è scivolato portandosi dietro tutto il mio considerevole peso, mentre l'altro è rimasto bloccato dalle rocce torcendosi. Risultato una caviglia gonfia e violacea. Il portatore "conciaossa" dopo attento esame ha diagnosticato che non c'è nulla di rotto, ma domani per sicurezza farò una radiografia. Con grande disappunto ho concluso il Tchadàr sulla "slitta gestatoria".
Leh Hotel Panorama qui finisce l'avventura... per oggi. Domani vorrei farvi vedere qualche foto e raccontarvi ancora della nostra spedizione.
Di Admin (del 01/02/2007 @ 15:29:10, in Tchadar, linkato 2499 volte)
Il ghiaccio è ghiaccio, l'acqua è acqua. Ma questo coacervo di freddo, gelo, lame di luce, soffitto ora azzurro ora biancastro, come lo chiamiamo? "Il sentiero di ghiaccio" è una bella definizione, a me garba molto.
Ho chiesto a Sonam se si ricorda della spedizione con James Crowden: affermativo. È Crowden che cerca l'etimologia di questo nome. Il suo informatore sosteneva che deriva da cha (pr. cià) le scarpe da neve con cui gli zanskar pa affrontano il fiume, dette cha rong . Il termine cha viene unito a dar che significa fiume ghiacciato. Secondo Crowden vi sono anche altre possibilità khyags superficie gelata e bda portare. Ma altra possibilità è anche chag camminare o ancora cha andare. Allegria.
Oggi abbiamo incontrato Eliane e Roberto, i nostri amici di AaZ che con un gruppo di otto persone, stanno andando a Padum ed alla Lamdon Model High School a Pipiting.
La nostra avventura sta per concludersi. Siamo di nuovo a Tilat Sumdo e domani un taxi verrà a prenderci a tre chilometri da Chiling, nei pressi di un cantiere, per riportarci a Leh. I portatori hanno acceso un piccolo fuoco all'ingresso della grotta dove dormiranno. La stanchezza ed il freddo, meno intenso dei giorni scorsi, ci spingono nei sacchi a pelo disposti sulla sabbia in riva al fiume ghiacciato.
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