Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico dal più recente al primo.
Di Admin (del 29/01/2007 @ 14:05:01, in tChadar, linkato 2291 volte)
Partenza alle 8.30 con 2 Tata Sumo stracariche per aver maggior aderenza, le catene sono un optional. Abbiamo impiegato circa due ore e mezza per arrivare al punto in cui si scende sul fiume ma con le Tata abbiamo risparmiato un bel tratto sulla strada.
In una oretta siamo tornati alla confluenza con l'Oma Tokpo (Oma Chu - il fiume di latte) per proseguire verso Nierak Bao, una grotta da non confondere con il villaggio omonimo dove avevamo fatto tappa all'andata.
Abbiamo sostato vicino ad una sorgente dove nel '93 avevamo dovuto salire perchè il ghiaccio era pericoloso.
Tappa a Tip Gongma Bao - Lat N 033 050'016.267" Lon E 076 053'009.476" alt 3304m -
Tip(ombra) gongma(superiore) bao(grotta) è una cavità naturale protetta dal vento grazie ad un muretto di sassi e dalla quale possiamo vedere il cielo rischiarato dalla luna. Dalla mezzanotte chi sarà sveglio darà inizio ai festeggiamenti per il compleanno di Matteo che si protrarranno per tutta la giornata di domani. Non abbiamo due portatori con 40 libbre di brandy come certi inglesi, ma a Padum ci siamo riforniti di generi di conforto.
Ci siamo guardati l'un l'altro credendo di avere le allucinazioni ed invece no è proprio un ciclista!
Di Admin (del 28/01/2007 @ 17:08:11, in Tchadar, linkato 2273 volte)
Giornata dedicata ai convenevoli ed alla tecnologia. Incontro a mezzogiorno con il Managing Committee, o meglio con alcuni membri in casa di Tinle, per definire alcuni possibili progetti. Poi a pranzo dalla sorella di Sonam. Ieri sera eravamo a cena da lui. La notte e la mattinata erano passate aspettando il ripristino del sistema di Thuraya rimasto bloccato dalla mia scarsa conoscenza del manuale tecnico. Alle 15.30 abbiamo riattivato la postazione internet via satellite, gia impacchettata, e tutto sembra funzionare.
Di Admin (del 27/01/2007 @ 13:55:13, in Tchadar, linkato 2345 volte)
Stamane abbiamo visitato Karsha Chamba Ling (luogo dedicato a Maitreya) il più grande monastero dello Zanskar con una comunità di 80 berretti gialli. dKarsha “la bianca coppia” formata dal gompa e dalle bianche case sottostanti, visibili da lontano, è collegato sia a Tungri che a Padum dalla strada camionabile. Nel periodo estivo il gompa è frequentato da molti turisti che lo raggiungono in fuoristrada. I monaci hanno ottenuto il permesso di spostare ai mesi estivi la festa religiosa che si svolgeva in inverno, quando solo chi come noi si avventura sul tChàdar può raggiungere questi luoghi.
Sopra il villaggio, ma sull’altro versante della valletta, si trova la comunità femminile del piccolo tempio di Chub Chi Zhal (Chuchikjyal). In alto vi sono le rovine di un antico forte, distrutto probabilmente nel 1700. Alla sua base si trovano chorten oramai completamente abbandonati e vi è anche il tempio, dedicato a Chuchikjyal, l’Avalokiteshvara, il bodhisattva della compassione, con otto braccia e undici teste. Qui anticamente sorgeva Karsha. Di fronte al tempio principale vi è il "Chorten della regina". La parte muraria ed i preziosi affreschi del 16° secolo sono stati restaurati grazie all'intervento del prof. Rob Linrothe e di Kim Gustchow.
Terminate le preghiere le monache ci hanno ospitato a pranzo. Sono persone allegre e gioiose. Purtroppo alcune ragazze sono forzate dalla famiglia ad entrare in comunità, ma vi sono anche vocazioni profonde come quelle testimoniate dalla ricerca di Kim Gutschow sulla lamaseria femminile di Chuchikjyal. "Yeshe's Tibetan Pilgrimage and the Founding of a Himalayan Nunnery" . La ricerca fa parte di "Innovative Buddhist Women", raccolta curata da Tsomo Karma Lekshe che ben delinea la posizione della donna nel complesso mondo della comunità religiosa buddhista (anche qui ci volle un concilio per stabilire se le donne ne potessero far parte). La vita quotidiana nella comunità femminile di Chuchikjyal è descritta da Elisabeth D.Prasetyo in un articolo pubblicato su D-Repubblica nel marzo 1998.
Di Admin (del 26/01/2007 @ 14:02:23, in Tchadar, linkato 2194 volte)
A più di un mese dal solstizio d'inverno, l'alba arriva verso le sei e mezzo nella valle ma gran parte della piana riceve i raggi del sole dopo le nove. Pochissime persone escono dalle case prima di quell'ora. Il sole illumina prestissimo le rocce terminali dell'appuntita vetta del Chorala (pr. ciorala) che si trova ad ovest) e le vette innevate della Himalaya che dominano da sud Padum. Poi il caldo avanza scendendo nella piana fino a toccare le varie frazioni ed infine arriva qua a Padum e i vetri, verso le nove, iniziano a sgelarsi perdendo la patina di ghiaccio che si è formata fin dalla sera precedente. Le stufe vengono riaccese. lo sterco di yak è ancora un ottimo combustibile, anche se stufe a petrolio, carbone e gas sono in moltissime case.
Oggi è festa nazionale, il 26 gennaio del 1949 fu proclamata l'indipendenza. Nella tarda mattinata fra le quattro case di Padum si è tenuta la cerimonia ufficiale. Padum significherebbe "bocciolo", un bocciolo che apre i suoi petali. Il palazzo reale (distrutto da Zorowar verso il 1840) era il centro del fiore e le poche case delle famiglie abbienti ne erano i petali. Ora il palazzo è solo un ammasso di rovine e le case non sono poi un granché: molto più caratteristiche le case dei villaggi nella piana. Padum si è allungata ed è cresciuta lungo la strada fino alla frazione di Mani Ridmo. Negli ultimi anni l’Associazione Buddhista di Karsha ha costruito numerosi orrendi negozi in modo da occupare gli spazi commerciali ed affittarli a chi vuole e poter così boicottare i negozi musulmani.
Di Admin (del 25/01/2007 @ 14:50:20, in Tchadar, linkato 2303 volte)
Angoli suggestivi si alternano a fantastiche colate di ghiaccio che scendono dalle quinte di roccia, non smetto di stupirmi di fronte a questo spettacolo.
Poco dopo la fine del canyon giungiamo alla confluenza con l'Oma Tokpo, il fiume di latte, poco oltre nei pressi di Kilima Bao, un'umida grotta al livello del fiume, saliamo sulla strada in costruzione dove ci aspetta un autobus per portarci a Padum.
Lat N 033 043'059.790" Lon E 076 051'047.255" alt 3499m
Sul nostro percorso incontriamo il villaggio di Zangla, un tempo raggiungibile attraverso un ponte di vimini considerato il più lungo dello Zanskar ed ora sostituito da un ponte in ferro. La fortezza reale (khar) è stata residenza dei sovrani dello Zanskar orientale dal 16° secolo in poi ed i discendenti del Gyalpo vi risiedevano saltuariamente fino a venti anni fa. Oltrepassiamo Tongde con il suo monastero situato in cima ad una collina e sovrastato dai resti di un castelletto ed eccoci a Padum, all'hotel Mont Blanc.
Lat N 033 027'052.354 Lon E 076 052'047.418" alt 3652m
Sonam è andato a casa a prendere il portatile, riuscirò ad inviare le immagini?
Di Admin (del 24/01/2007 @ 15:25:51, in Tchadar, linkato 1882 volte)
Che freddo questa notte, il termometro è sceso a -30° probabilmente perchè quello è il limite della scala! Non è stato facile stamane piegare i teli della tenda rigidi e ghiacciati quasi come le nostre mani. Il sole è entrato nella gola quando ci trovavamo nei pressi di Dip Gongma, ne abbiamo approfitatto per mangiare qualcosa di caldo e godere di questo meraviglioso scenario.
Non mi era mai capitato nei precedenti viaggi di incontrare una carovana con le slitte, sono una novità portata probabilmente dagli occidentali. La carovana con dieci slitte di legno, ciascuna carica di bombole di gas e materassi, è diretta al monastero femminile di Lingshed.
Ora siamo a Tsarak Do - Lat N 033 047'004.342" Lon E 076 050'031.866" alt 3227m -
Vicino a noi un hotel ovvero una grande tenda ricavata da un paracadute. Al centro una stufa, tutto intorno tappeti e materassini per sedersi e stendersi, in un angolo, addossato ad un muretto, un fornello a cherosene per cucinare. I portatori dormiranno qui, noi nelle nostre tende.
Abbiamo abbastanza legna per stare intorno al fuoco ad ascoltare storie e mangiare pakora caldi.
Di Admin (del 23/01/2007 @ 14:40:48, in Tchadar, linkato 1379 volte)
Stamane siamo tornati a visitare il monastero ed il villaggio che si adagia nella conca sottostante.
Mentre i portatori raccoglievano legna per il campo di questa sera abbiamo "pascolato" insieme a yak, asinelli, dzo e caprette.
Lo yak, yag in ladakho, è un animale prezioso di cui si utilizza tutto. Con la sua lana si tessono tappeti, sacchi e corde. La pelle, estremamente resistente, è usata per le calzature. La carne è più appetitosa di quella di mucca e le corna sono trasformate in strumenti musicali. la femmina, drimo, dà un ottimo latte.
Questi poderosi animali che trasportano anche un quintale di carico, in estate vivono negli alpeggi più alti sopra i 5000 metri. Lo dzo, un incrocio fra yak e bovini, rappresenta metà del capitale bovino . Il maschio è sterile ed è usato per il trasporto, la femmina è allevata per la produzione casearia.
Yak - TsoMoriri Trek, luglio 2006
Facciamo campo nei pressi di una malga a Lingshed Pulu dove ieri ci siamo fermati per una breve sosta. Ci sono dei ricoveri formati da cumuli di pietre dove dormiranno i portatori, noi utilizzeremo le tende.
Di Admin (del 22/01/2007 @ 13:55:11, in tChadar, linkato 1581 volte)
All'alba il termometro segnava -24°. Durante la notte il ghiaccio è aumentato ed è esploso lasciando affiorare 20cm d'acqua, abbiamo aspettato che si riformasse. Il tempo di smontare il campo e rinfrancarci con qualcosa di caldo e riprendiamo la nostra marcia dovendo comunque guadare, per fortuna non si è bagnato nessuno.
Una sosta a Lingshed Pulu e alla fine, sbuffando come un mantice, ho raggiunto i ragazzi al villaggio.
Lingshed - Lat N 033 053'029.775" Lon E 076 049'031.752" Alt 3612m - La salita non è molta, circa 300 metri, ma è stata dura. Nel 93 era salito solo Gyatso, inviato ad acquistare un po' di riso per noi, bloccati laggiù nella gola. Mi è sempre rimasto il rimpianto di non averlo seguito in quella giornata di sole, ora dominiamo tutta la conca. Il fiume scorre incassato nel canyon e da qui non si vede.
Questa notte dormiamo in casa, sul pavimento coperto di tappeti e riscaldati dalla stufa di ferro alimentata con sterco di yak.
Il gompa di Lingshed (Lingshot m. 3.900) è famoso per la scuola di pittura che vi ha sede. È un convento ricco e frequentato al quale si appoggiano una cinquantina di monaci. Il monastero è stato costruito in una splendida posizione panoramica. Alle sue spalle la bastionata di rocce e le cime che svettano nel cielo azzurro scuro formano un fondale unico per colori e forme. Ai piedi del gompa scorre in estate all’ombra di alcuni preziosi alberi ed il villaggio si adagia nella conca fra campi verdi e gialli. Il dukang è posto al primo piano ed il vestibolo, anziché esser collegato al cortile, forma una terrazza che si affaccia a meridione in pieno sole.
Varie organizzazioni si occupano del villaggio di Lingshed e sembrerebbe senza nessun collegamento fra loro. Un piccolo campo coltivabile è stato acquistato e donato alla piccola comunità di monache (Lingshed Chomo Gompa) affinché siano auto-sufficienti. Ispiratore dell’iniziativa è stato Geshe Ngawang Jangchub, lama molto attivo si reca spesso in Europa (anche in Italia) per raccogliere fondi.
Anni fa ho incontrato qui a Lingshed Nanouche Cremieu una cheftain di Terres d’Aventures che era interessata alla scuola collegata al monastero ed alla attività delle monachelle.
Vi è anche una scuola patrocinata da una organizzazione tedesca (laica?) .
Di Admin (del 21/01/2007 @ 14:26:00, in Tchadar, linkato 1210 volte)
Quella di oggi è stata una tappa lunga ed intensa. Abbiamo camminato per 9 ore. Dopo una sosta per il pranzo a Dip Bao - Lat N 033 054'049.597" Lon E 077 001'053.847" Alt 3230m - passiamo nei pressi di quella che io chiamo la caverna dei cannibali.
Lat N 033 054'028.738" E 077 001'000.963" Alt 3229m
Alcuni portatori la indicano invece come Gyalpo. Raccontano che un rajha con la sua scorta fosse rimasto bloccato nella caverna da un improvviso disgelo. Dopo giorni di fame ed astinenza aveva deciso di sacrificare un servitore. Il poveretto passò la notte implorando Buddha. Alla mattina il ghiaccio era completamente riformato!
Io Agostino e Sonam procediamo più lentamente e, dopo quattro ore di cammino, ci ritroviamo con Andrea Matteo ed i portatori a Nyerak Pulu, la nostra meta di oggi. I portatori dormiranno negli stalletti e noi in tenda, la temperatura è già scesa a -8° e vediamo il primo falcetto di luna.
Nyerak Pulu Lat N 033 053'014.432" Lon e 076 054'050.228" Alt 3301m
Di Admin (del 20/01/2007 @ 13:40:00, in tChadar, linkato 1192 volte)
Abbiamo dormito ai piedi di questa piramide di roccia, le grotte erano occupate da famiglie di locali con bambini. Questa notta la temperatura è scesa a -15° e stamane ho apprezzato ancora di più il tepore del sacco a pelo aspettando con sentimenti contrastanti il momento che ritengo peggiore di tutta la giornata: piegare il sacco a pelo! Occorre farlo a mani nude e sembra di arrotolare il ghiaccio mentre l’involucro scappa da tutte le parti. Ho adottato la tecnica di Marco Berni che a sua volta l’ha appresa dagli altri concorrenti alla Iditarod in Alaska: infilare il sacco a pelo nel suo contenitore prendendolo a pugni e manate. Utile anche per scaldare il corpo.
Ed è importante mettere in funzione la macchina. Nel 2002 Sonam era venuto a prendermi lungo il Djulam, il sentiero alto. Una mattina la gamba destra aveva risposto male al primo movimento a freddo e il muscolo si era strappato. I compagni l’avevano aiutato fino alla valle di Marka dove aveva noleggiato un cavallo “a prezzo da turista!”. Era arrivato al Panorama con dieci giorni di ritardo, quando Nawang pensava già di far uscire un elicottero per rintracciare l’amico ed i suoi due compagni.
Colazione al freddo, con il metallo del bicchiere che ti brucia le labbra. E poi via con la seconda tappa di questo trek, l’unico trek al mondo dove il sentiero può svanirti letteralmente sotto i piedi. Pian piano oggi abbiamo migliorato la tecnica di progressione su ghiaccio orizzontale. Niente piolet traction alla Yvon Chouinard! Solo bastoncini e buone suole dalla mescola morbida che facciano presa sul ghiaccio. Era stato proprio qui che appena partito dalla ampia grotta, ero letteralmente sprofondato in acqua. Non sapevo ancora riconoscere la consistenza del ghiaccio.
Anche oggi abbiamo sentito il toc toc del primo portatore che assaggia il ghiaccio con il suo bastone. Questo i “lhu” le divinità delle acque lo consentono, ma ricordatevi che i vostri piedi impuri calpestano il loro regno, diceva l’altra sera Sonam. E mi raccomando – ha aggiunto – le necessità fisiologiche non sul ghiaccio!”. Lo diceva in tono scherzoso, ma poi lo crederà veramente? Di sicuro ogni tanto risuona qualche grido. Agostino le prime volte era preoccupato. L’eco ci portava questi suoni, che fossero di avvertimento? Sembra invece che i portatori quando aggirano un roccione ed avanzano in una nuovo settore del canyon, urlino per cacciare le divinità maligne.
Tsomo Bao Lat N 033 054'016.927" Lon E 077 006'056.498" Alt 3213m
Quella di oggi è stata una tappa dura con qualche passaggio su roccette. Ora siamo alla grotta di Tsomo Bao dove passeremo la notte. Nei pressi una sorgente di acqua calda che proverrebbe dal lago Tsomoriri. Diverse sono le leggende sulle sue origini, Sonam ci racconta che sarebbe sgorgata miracolosamente per dare conforto a dei pellegrini infreddoliti.
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